giovedì 27 maggio 2010

Ritornando (take two)

Cambiare pc è un pò come cambiare casa.

Devi abituarti ai nuovi ambienti, ai nuovi suoni, ai nuovi odori di casa.
Cambia tutto. Cambia l'atmosfera, cambiano le abitudini, anche le più piccole...

Il mio vecchio e fidato portatile, lasciatomi un pò in "eredità" da mio padre, ha ben deciso di abbandonarmi dopo quattro anni di onorato servizio.

E dire che ne avevo avuto cura come se fosse stato un figlio: con amore e dedizione (e taaanta pazienza) ero riuscito a renderlo un vero gioiellino di funzionalità, grazie anche ad Ubuntu, senza il quale oggi non potrei immaginare la mia esistenza come utente personal computer.
Eppure è andato.
Come tutto in questa vita, anche lui ha terminato il suo ciclo vitale, con mio grande rammarico.

Tralasciando i guai lavorativi in cui la dipartita dell'amato laptop mi ha lasciato, posso affermare di aver sentito un piccolo vuoto dentro.
 Troppi ricordi, forse... come la prima volta che fu "mio", al mio ritorno dall'università, subito dopo essermi laureato con la morte nel cuore, con la mancanza assoluta di mio padre, partito il giorno prima per il suo ultimo lungo viaggio (e lui si che è stato un grande viaggiatore, uno di quelli che ha girato il mondo quando non era poi così scontato poterlo fare) e tuttavia con la sua presenza, mentre seduto davanti alla mia commissione, parlavo a ruota libera della mia tesi. Per un attimo lo sentii lì con me, la sua mano benevola sulla spalla, come quando ero un ragazzino e lui supervisionava i miei primi approcci al computer, tenendomi la sua mano tabaccosa sulla spalla, correggendomi sui comandi di dos. E lo sentivo sorridere. Era una sensazione ben precisa, sotto i suoi baffi grigi sentivo il suo sorriso e allora le nostre divergenze, il nostro essere così differenti per poi essere in fondo così simili, tutto questo spariva e rimaneva solo un calore nel cuore, una sensazione che avrei voluto conservare per sempre.

Ed eccomi qua, davanti al nuovo pc, assemblato di fretta e di furia, per poter riprendere i lavori, consegnarli entro i tempi stabiliti, riallacciare i miei legami col mondo, quelli che passano anche attraverso queste pagine.
Tamburellando su una tastiera IBM che conservo gelosamente da anni, la stessa che ticchettava sotto le dita rapide di mio padre, primo consulente informatico delle mie parti, sognatore, ingenuo, pieno di sogni e ricordi...

E mi rendo conto sempre di più di somigliarli parecchio, a dispetto dei molti sforzi per non farlo...

4 commenti:

SCIUSCIA ha detto...

Bello. Bello.

Anonimo ha detto...

grande hell.

Aripug ha detto...

bentornato mitico!

Emix ha detto...

Un post scritto con l'anima. Grande Ciccio!