lunedì 9 settembre 2024

Pioggia, dove sei? Ah eccoti finalmente!


Quest'anno, la pioggia si è fatta aspettare davvero tanto. A parte qualche sporadico acquazzone, siamo rimasti a secco per mesi, con conseguenze preoccupanti per l'agricoltura e non solo.

Settembre ormai è entrato, e l'appuntamento con il mio amato odore di pioggia è un evento che aspetto sempre con ansia, sebbene questa sia stata una delle estati più belle degli ultimi anni grazie a una stupenda vacanza di famiglia, inizio a sentire il bisogno del cambio di stagione.

E proprio stanotte, finalmente, è arrivata. Sta ancora piovendo ora che scrivo, una pioggerellina dolce e leggera che spero aiuti a superare la siccità senza far danni.

Dopo una lunga pausa dai giochi da tavolo e da altre attività ormai routinarie, torna il desiderio di organizzare serate con il mio gruppo di amici, di rintanarmi in casa mentre fuori diluvia, magari con una bella bevanda calda.

Eh sì, l'età avanza ehehe!

Lato videoludico c'è poco da dire, sarà il lavoro che mi tiene sullo schermo per otto ore al giorno, ma proprio non mi va di accendere la Switch o il PC. Ogni tanto mi viene voglia di buttarmi su qualche vecchio gioco della mia collezione PlayStation 2, ma poi subentra la pigrizia o comunque tutta la sbatta di collegare la console, trovare l'alimentatore nei cassetti dove tengo tutti gli accessori delle retroconsole, ecc. Tra l'altro, nello studio al momento non ho un CRT per mancanza di spazio e non ho ancora completato la ristrutturazione della stanza per trovare un angolino dove poter andare di retrogaming.

Sarà poi l'arrivo di Alien Romulus al cinema, ma mi sta balenando in testa l'idea di provare Alien Isolation, ovvero farmi coraggio e giocarlo. Da quando è nata mia figlia, sono diventato un po' fifone e l'idea di farmi braccare dallo Xenomorfo non è che mi faccia impazzire. Probabilmente lo giocherò alla difficoltà più bassa, per godermi l'esperienza e l'ambientazione. Non c'è disonore in questo, vero? Vero?

Insomma, non è stata solo la pioggia a farsi aspettare. Anche io spero di tornare un po' più attivo, anche se come dicevo al momento non ho voglia di altri schermi...

Con Penny abbiamo timidamente ricominciato a fare qualche gioco, come Kakerlaken Poker (noto anche come Cockroach Poker o Il poker dello scarafaggio), un piccolo gioco di carte tutto incentrato sul bluff, davvero divertente e che vi consiglio soprattutto se avete un gruppo di amici caciarioni a cui piace ridere e prendersi un po' in giro!

La mia conversione ai german, però, è quasi ultimata e, negli ultimi tempi, ho recuperato alcuni grossi titoli come Mosaic: Una Storia di Civilizzazione che sembra tanto un mix tra Civilization e Age of Empires in scatola, mentre attendo con ansia l'arrivo di 7 Wonders. Negli ultimi tempi ho letteralmente divorato 7 Wonders Duel con mio fratello, di cui magari vi parlerò in un altro post, e approfittando di un'ottima occasione su Vinted, ho preso una copia di seconda mano in ottimo stato.

Sempre su questa piattaforma, sono riuscito a recuperare alcuni titoli che mi interessavano, come InBetween, un gioco di carte per due giocatori che omaggia Stephen King e ricorda anche Stranger Things, preso principalmente per avere un'alternativa da giocare con mio fratello.

Ma il vero colpaccio è stato The King is Dead, un gioco elegante e semplice da spiegare e apparecchiare, ma di una profondità incredibile. 

The King is Dead

Al momento, ho avuto la possibilità di provarlo solo in modalità solitaria, tramite un'ottima variante non ufficiale trovata su Board Game Geek che il venditore ha stampato e incluso nella scatola nella sua versione italiana, mentre il gioco è in inglese (poco male, perché è 100% indipendente dalla lingua). Tutte le mie aspettative sono state superate e non vedo l'ora di intavolarlo.

Dopo un weekend davvero caldo e soffocante, questo lunedì parte con un'aria decisamente più fresca e l'amato petricore che sale dal terreno rovente che finalmente si raffredda.
Ora non resta che attendere le prime serate di gioco. E magari accendere il PC gaming una di queste sere...

Tonight Tonight








venerdì 26 luglio 2024

Overcome

 

Il mio bel braccino depilato

Da bambino, ho frequentato i primi anni di asilo nido negli States, dato che sono nato lì e ci ho trascorso i primi cinque anni e mezzo della mia vita.

Dove vivevo, ogni scuola materna/asilo era dotata di piscina e la frequentazione includeva un corso di nuoto/acquaticità.

Da quello che mi raccontava mia madre, e dai miei ricordi, me la cavavo molto bene in acqua. Purtroppo questa cosa ha scatenato un po' di gelosia in uno degli altri bambini che ha ben pensato di tenermi la testa giù, sotto l'acqua.

Mi sono portato dietro questo trauma fino ai miei 17 anni: niente acqua alta, mare e piscina molto mal volentieri.

Poi un giorno, semplicemente, ho deciso di non voler più essere schiavo di questa fobia, e, pian piano, ho iniziato a imparare a nuotare, a fare il morto a galla e ad andare di stile libero.

La paura dell'acqua alta, però, non mi mollava. Semplicemente, una volta arrivato a metà vasca, mi bloccavo, nel panico. Paralisi totale.

Passano gli anni, arriva Penny. Io e mia moglie decidiamo di farle prendere confidenza con l'acqua fin da piccolina, così a 3 mesi e poi a 6 abbiamo fatto un corso di acquaticità con un'ostetrica. Mia moglie non sa nuotare molto bene e quindi ha passato a me la palla.

Devo dire che quei momenti in piscina con la mia piccolina sono ricordi che custodisco come un tesoro nella mia mente. Abbiamo legato tantissimo, a livello primordiale, ma soprattutto lei ha sviluppato un senso per l'acqua che si porta dietro ancora oggi.

Qualche anno dopo, le abbiamo fatto fare un piccolo corso estivo in piscina, dove ha imparato a gestire la presenza in acqua alta e molto altro. Da allora, non ha più smesso di tuffarsi dove non tocca, sia in piscina che al mare.

Siccome, ogni volta che la vedevo saltare, perdevo un paio di anni di vita per l'ansia, ho deciso di affrontare una volta per tutte la paura dell'acqua alta e di seguirla per tenerla d'occhio e aiutarla in caso di bisogno.

È stata dura, soprattutto combattere il panico, sapendo che sarei annegato se avessi lasciato che il mio corpo si bloccasse. Anche il fatto che lei venisse ad abbracciarmi in acqua dove non tocco, mi metteva molta paura, ma ho lottato con tutto me stesso, soprattutto per non trasmettere questa ansia a lei.

Due anni fa, andiamo in vacanza e, a un certo punto, decidiamo di fare una gita in barca. Il percorso prevedeva delle soste in acqua molto alta per nuotare. E ovviamente, quel pesciolino di mia figlia era sempre la prima a mettere il giubbino di sicurezza e tuffarsi dall'imbarcazione.

E così, per forza di cose, ho dovuto prendere il coraggio a quattro mani e nuotare a 16, 20 e 24 metri. Potete immaginare come stavo.

Però, dopo un paio di momenti in cui ho sentito il panico spingere verso il petto, alla fine mi sono abituato e mi sono goduto la cosa, mandando la talassofobia al mare (teh-eh).

Adesso, quando andiamo in piscina, salto direttamente in acqua dalla parte più profonda e quest'anno, a mare, per la prima volta, mi sono tuffato dagli scogli e sono andato in esplorazione al largo, senza la minima paura, tenendo pure la mia pulce d'acqua quando si stancava.

Ancora una volta, mia figlia ha avuto la capacità di farmi uscire dalla mia comfort zone e superare i miei limiti, per amore suo, per evitare che anche lei possa incorrere in queste situazioni.

Da quando c'è lei, la mia vita si è riempita di colore, emozioni, avventura. Lei non ha idea di quanto io le sia grato per essere mia figlia.

E così, alla fine della vacanza di quest'anno, io e mia moglie decidiamo di celebrare tante cose (che terrò per me) con un tatuaggio.

Io ho scelto la megattera, uno dei miei animali acquatici preferiti, un simbolo che mi ricorderà sempre che si può superare tutto, anche quello che fino a qualche anno fa avresti considerato impossibile. Se mi avessero detto che un giorno avrei saltato da uno scoglio in acqua profonda almeno 5 metri gli avrei riso in faccia.

E sto anche valutando di fare il corso per prendere il brevetto da sub, l'anno prossimo!

Il richiamo delle balene è anche un riferimento ad Abzû, un gioco che ho vissuto con mia figlia, restando a osservarla mentre si stupiva e lanciava gridolini di gioia per tutti i pesci a schermo (vi ho detto che adora anche pesci, meduse e altre bestioline di mare?).

Non so perché ho sentito il bisogno di condividere questa cosa, ma averlo fatto mi ha aiutato a fissare nella testa alcune cose che girovagavano a livello istintivo dentro di me.

E che bello avere finalmente un ricordo estivo carico di gioia, con zero malinconia! :)


And we shall overcome, as we've done before

lunedì 29 aprile 2024

Perdere di vista

 

Foto di João Cabral

Nel tempo, mi sono accorto di aver perso di vista alcune cose. Non so se sia stanchezza, età, vicissitudini di vita, ma resta il fatto di averle perse di vista.

Un tempo adoravo disegnare, i miei diari di scuola erano dei libri a fumetti, leggevo tantissimo, ero un avido videogiocatore, sentivo un legame viscerale con il retrogaming, come forse avete avuto modo di constatare, soprattutto nei miei post più vecchi.

Eppure, eccomi qua: gioco sempre meno. Ho sempre meno pazienza. Mia moglie ha iniziato un corso di disegno, e qualche anno fa mi sarei buttato a capofitto sulla cosa insieme a lei.

Ma oggi è diverso.

Mi trovo sempre più distaccato. Dai videogame, dal disegno, e leggo pochissimo. Certo il tempo è quello che è, ma non è solo questo il fatto. Quello che etichettavo comodamente come "pigrizia" è diventato sempre di più un piccolo buco nero che fagocita ogni entusiasmo.

I board game finiranno nel buco nero? Forse. Oggi sono una delle poche cose per cui nutro un genuino interesse, tra alti e bassi. Ultimamente, facendo un po' di introspezione, ho notato come alcune partite mi lascino l'amaro in bocca. Credevo fosse la sconfitta. Ma non è quello. Alla fine, di vincere o perdere mi frega il giusto (a volte mi godo una vittoria, così come rosico per una sconfitta, ma ci sta), ma in generale quello che proprio mi disturba è giocare male. È come dire al mondo "sono stupido". E lo so che è una fisima mia, ci sto lavorando, ma non è facile allontanarsi da questo atteggiamento. Alla fine, sono molto competitivo ma solo con me stesso. E sono molto severo ed esigente nei miei confronti (e mi trovo più spesso a deludermi che altro).

Poi oggi, succede una cosa fantastica: portando mia figlia a scuola, ho messo sullo stereo della macchina Highway Star dei Deep Purple. Penny suona la batteria già da qualche anno e la sua attitudine da punk rocker emerge con forza quando ci sono intro memorabili come quella di questa canzone.

E così, al netto di un momento in cui ci siamo sentiti così connessi, grazie alla musica, ho ritrovato quella sensazione di amore viscerale per il "rumore" che nemmeno io saprei come descriverla. Ma è stato come aprire una finestra e fare cambiare un po' l'aria.

Non so nemmeno perché senta il bisogno di scrivere queste cose, più di una volta in questi giorni ho contemplato l'eventuale chiusura del blog. Parliamoci chiaro, lo leggo solo io. Però forse, alla fine, rimane un piccolo diario, dove ogni tanto andare a recuperare delle sensazioni che, senza volerlo, ho perso di vista.

Perdere di vista le cose forse fa parte del processo naturale che porta dalla crescita all'invecchiamento, oppure sono davvero stupido.

Credo che non lo saprò mai. Però ci sto provando davvero a capire perché.

lunedì 26 febbraio 2024

Wandering Alone

 


Foto di Jeswin Thomas

Quando ormai mi avvicinavo ai quaranta, credevo che la cosa peggiore sarebbe stato "l'inizio della vecchiaia"... qualsiasi cosa significasse.

Scherzo sempre sugli acciacchi, sul detto "passata la quarantina, un malanno ogni mattina", ma tutto sommato non posso lamentarmi. Sì, percepisco che il mio corpo non risponde più come un tempo, ma niente di drammatico.

Quello che non mi aspettavo, invece, è il senso di solitudine e isolamento che sempre più spesso bussa alla porta della mia mente, soprattutto nei weekend, quando ci si ferma dopo una settimana di lavoro bella pregna, con l'idea di risposare e oziare. E invece... l'ozio e la noia diventano quasi un veleno che la mia testa non riesce proprio a smaltire.

Gli amici storici, quelli con cui sono cresciuto, sono tutti fuori. Gli amici trovati e ritrovati nel tempo, invece, proprio come me sono presi dalla vita, dalla famiglia e da tutto quanto, di conseguenza trovare le occasioni per stare insieme diventa quasi un lavoro...

Di recente, non so perché, risistemando un po' le vecchie cose tenute da parte, quelle che sembrano sparire dal piano dell'esistenza finché non te le ritrovi davanti come se non fosse passato nemmeno un giorno, ho ricominciato a guardare la mia vecchia collezione di Magic The Gathering. Un gioco che ho solo collezionato, ma mai giocato, un po' per mancanza di tempo/voglia, un po' perché all'epoca non conoscevo nessuno che giocasse, ma soprattutto, diciamolo, perché sono sempre stato parecchio asociale e non ho mai avuto voglia di uscire dalla mia maledetta comfort zone e andare a qualche evento organizzato dalla fumetteria locale (che oramai non esiste più).

E ora che vorrei, non c'è più nessuno con cui giocare. I gruppi consolidati giocano con le ultime collezioni, con mazzi pro che costano uno stipendio, a livello super-competitivo. Niente casual. Da nessuna parte nel raggio di 100 km.

E così, dai, perché no? Mettiamo un'altra cosa nella pila dei rimpianti. Ecco, inizio a rendermi conto di stare a tutti gli effetti invecchiando a causa dei rimpianti. Quanti treni ho perso. Quante cose avrei voluto fare e che ho rimandato perché tanto c'è tempo.

Odio, detesto questo lato di me.

Eppure, in quei momenti in cui vorrei fare tutto ma non mi va di fare niente, sento ancora di più il senso di solitudine e isolamento. 

Che poi, non c'è da fraintendere: adoro la mia famiglia e amo passare del tempo con la mia piccola pulce, ma ogni tanto, anche io sento il bisogno di essere altro. Sarà egoista da parte mio, ma credo che tutti noi a un certo punto abbiamo bisogno del nostro spazio.
Spazio che, vuoi o non vuoi, manca, specie quando sei solo, quando non hai molte altre persone con cui condividere un hobby, una passione. D'altronde, non posso costringere sempre moglie e figlia a giocare con me a qualche board game: so che anche se magari si divertono anche, lo fanno al 90% per me. E lo apprezzo.

Non parlo volentieri della mia salute mentale, specialmente in rete, ma forse se mi seguite da un po' (ma chi voglio prendere in giro? Lo leggo solo io questo blog, ahah), avrete intuito che in me c'è qualcosa che non va.

E i weekend, ultimamente, sono devastanti per me. Di settimana, rimanendo funzionale e impegnato al lavoro, riesco ad andare avanti senza troppi problemi, ma il fine settimana è come un pantano in cui passo richiede uno sforzo soffocante.

La mancanza degli amici storici si fa sentire fortissima. Eppure, non riesco a prendere quel maledetto telefono e chiamare qualcuno. C'è tempo. Ma a chi la racconto? Non voglio farmi sentire giù o altro.

Ed eccomi qua, a vagare da solo in questo paese che è sempre più un fantasma di ricordi e nostalgia. Non posso fare mezzo passo senza ricordare qualcosa o qualcuno che non c'è più.

È questo invecchiare? Che schifo.

Per fortuna non va sempre così. E, ripeto, sono molto fortunato ad avere una famiglia stupenda che riesce a colmare tanti vuoti. Però, alcuni di quei vuoti rimangono.

Non date mai niente e nessuno per scontato: se avete tempo da passare con persone che vi stanno a cuore o fare cose che vi fanno stare bene, non procrastinate. Fatelo ora che potete.