lunedì 29 aprile 2024

Perdere di vista

 

Foto di João Cabral

Nel tempo, mi sono accorto di aver perso di vista alcune cose. Non so se sia stanchezza, età, vicissitudini di vita, ma resta il fatto di averle perse di vista.

Un tempo adoravo disegnare, i miei diari di scuola erano dei libri a fumetti, leggevo tantissimo, ero un avido videogiocatore, sentivo un legame viscerale con il retrogaming, come forse avete avuto modo di constatare, soprattutto nei miei post più vecchi.

Eppure, eccomi qua: gioco sempre meno. Ho sempre meno pazienza. Mia moglie ha iniziato un corso di disegno, e qualche anno fa mi sarei buttato a capofitto sulla cosa insieme a lei.

Ma oggi è diverso.

Mi trovo sempre più distaccato. Dai videogame, dal disegno, e leggo pochissimo. Certo il tempo è quello che è, ma non è solo questo il fatto. Quello che etichettavo comodamente come "pigrizia" è diventato sempre di più un piccolo buco nero che fagocita ogni entusiasmo.

I board game finiranno nel buco nero? Forse. Oggi sono una delle poche cose per cui nutro un genuino interesse, tra alti e bassi. Ultimamente, facendo un po' di introspezione, ho notato come alcune partite mi lascino l'amaro in bocca. Credevo fosse la sconfitta. Ma non è quello. Alla fine, di vincere o perdere mi frega il giusto (a volte mi godo una vittoria, così come rosico per una sconfitta, ma ci sta), ma in generale quello che proprio mi disturba è giocare male. È come dire al mondo "sono stupido". E lo so che è una fisima mia, ci sto lavorando, ma non è facile allontanarsi da questo atteggiamento. Alla fine, sono molto competitivo ma solo con me stesso. E sono molto severo ed esigente nei miei confronti (e mi trovo più spesso a deludermi che altro).

Poi oggi, succede una cosa fantastica: portando mia figlia a scuola, ho messo sullo stereo della macchina Highway Star dei Deep Purple. Penny suona la batteria già da qualche anno e la sua attitudine da punk rocker emerge con forza quando ci sono intro memorabili come quella di questa canzone.

E così, al netto di un momento in cui ci siamo sentiti così connessi, grazie alla musica, ho ritrovato quella sensazione di amore viscerale per il "rumore" che nemmeno io saprei come descriverla. Ma è stato come aprire una finestra e fare cambiare un po' l'aria.

Non so nemmeno perché senta il bisogno di scrivere queste cose, più di una volta in questi giorni ho contemplato l'eventuale chiusura del blog. Parliamoci chiaro, lo leggo solo io. Però forse, alla fine, rimane un piccolo diario, dove ogni tanto andare a recuperare delle sensazioni che, senza volerlo, ho perso di vista.

Perdere di vista le cose forse fa parte del processo naturale che porta dalla crescita all'invecchiamento, oppure sono davvero stupido.

Credo che non lo saprò mai. Però ci sto provando davvero a capire perché.

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