domenica 2 agosto 2020

Ritornando... ancora una volta

Giochi ai tempi della pandemia

Ci eravamo lasciati, qualche tempo fa con la promessa che avrei ripreso a scrivere regolarmente su My Games Corner. Era il 7 gennaio e vi avevo appena raccontato della mia bellissima esperienza con la serie di Monkey Island.

La nostra ninja cresce!
Poi, come sapete tutti, siamo stati colpiti dalla pandemia, il COVID 19 ha cambiato un po' tutte le carte in tavola e, tra l'ansia per il futuro, il dover gestire il tanto tempo in casa di nostra figlia, abituata com'era ad andare all'asilo fin da piccolissima, ad andare a danza e, in generale, a passare tanto tempo con i suoi compagnetti e amici, il tempo, ma soprattutto lo spirito, per tornare qui erano veramente pochi. Tra una costruzione Lego, un piccolo esperimento di scienza e le prime "lezioni di skate" in soggiorno, la maggior parte del tempo è stata dedicata alla nostra piccola ninja!

Eppure, personalmente, il lockdown ha cambiato pochissimo le mie abitudini personali. Lavoro da casa da tantissimo tempo, lo smart working è sempre stata la mia filosofia lavorativa e, soprattutto, sono una persona che non ama tanto uscire fuori, se non per delle passeggiate in solitaria e tendo naturalmente a limitare al minimo i contatti sociali al di fuori della ristrettissima cerchia di familiari e amici (inclusi quelli "virtuali").

In ogni caso, la voce interiore si è un po' assopita e, alla fine, non ho potuto onorare quell'impegno che l'entusiasmo e l'amore ritrovato per il videogioco mi avevano spinto a prendermi qualche post fa.

Ma sono qui, ancora qui, cercando di tenere accesa quella fiammella in qualsiasi modo.

Dal punto di vista videogiocoso, non me ne sono stato certo con le mani in mano: innanzitutto ho recuperato un fantastico Neo-Geo Mini, di cui voglio parlarvi più avanti in modo più approfondito, ma, soprattutto, ho trovato il tempo per assemblare un nuovo PC da gaming, in vista del tanto da me atteso Cyberpunk 2077.

Il PC da lavoro ormai aveva bisogno di essere messo a riposo, non ne poteva più, il precedente PC da gaming, invece, iniziava a dare i primi segni di fatica con i giochi più recenti, pertanto ho convertito il mio vecchio e amato Ninja in workstation, assemblando un nuovo computer decisamente più performante, grazie ai consigli del mitico KingpinZero, da tempo mio mentore e guru per quanto riguarda il PC gaming!

Non avendo un giga-budget a disposizione, ho dovuto fare qualche piccolo compromesso, prendendo una CPU sicuramente interessante ma di certo non top-di-gamma, ovvero una Intel 9400f che spero di poter sostituire più avanti con una 9900k, ma ho puntato su una RAM veloce e una buona VGA. Inizialmente ho preso una RTX 2060 Super della Asus, ma a causa di un difetto di dissipazione, l'ho recentemente sostituita con una RTX 2070 Super OC Windforce della Gigabyte, con pochissimo in più.

Al sistema ho potuto associare un monitor LG da 27" IPS da 144 Hz, con 1 ms di latenza e compatibile con G-Sync, perché per una volta, voglio godermi il più possibile la mia passione, considerato anche che sono tornato da tempo al PC come piattaforma principale e di riferimento.

Ben ritrovato Geralt!
Dopo una marea di vicissitudini, sono riuscito a giocarmi The Witcher 3 senza intoppi. Alla sua uscita, alcune situazioni davvero poco piacevoli (tra cui uno smarrimento alquanto sospetto del pacco contenente la mia Collector's Edition per PC da parte del corriere) mi costrinsero ad abbandonare prematuramente la run. Per molti anni, purtroppo ho associato questo gioco (fun fact: ho assemblato il vecchio ninja per lui) ad alcuni ricordi non proprio belli e me ne sono tenuto un po' alla larga.

Finalmente, sono riuscito a superare questa idiosincrasia e, dopo 5 anni, ho potuto fare la mia blind run a The Witcher 3, godendomi la campagna principale (ho scelto di abbandonare il vecchio save da 46 ore e ricominciare da capo) e la prima delle due espansioni, Heart of Stone, che in alcuni passaggi mi è piaciuta ancora di più rispetto al favoloso gioco base.

126 fps di pura giuoia!
Anche alle vicende digitali di Geralt di Rivia voglio dedicare un post a parte, ma posso dirvi che, complice la serie arrivata su Netflix (che ho adorato), non solo ho ripreso il gioco e l'ho portato a termine, ma ho anche iniziato a comprare e leggere i libri. Ieri ho terminato il primo, Il guardiano degli Innocenti e ho attaccato subito il secondo, La spada del destino. Ed è stato emozionante rivivere le avventure che avevo già avuto modo di assaggiare con la trilogia del gioco e la serie, ma sulla fonte originale che, inutile dirlo, sto apprezzando molto di più di tutto il resto.

Ho finito l'espansione giusto in tempo per iniziare Death Stranding, preordinato su PC, che sto giocando in questi giorni, prendendo una pausa da Blood & Wine, seconda e ultima espansione del capolavoro di CD Projekt RED che riprenderò subito dopo.

Questa immagine mi dà sempre i brividi
Al momento tutto quello che posso dire sul titolo di Hideo Kojima è che, fin dall'annuncio mi ha dato una certa sensazione, di un qualcosa di importante ed epocale di cui ho voluto subito "sentirmi parte". Per intenderci, è la stessa sensazione che provai nel lontano 2005, quando dopo aver visto delle clip di G@me Network, comprai la Playstation 2 insieme a Metal Gear Solid 3, uscito da pochissimo, titolo che mi "sconvolse davvero", dando di fatto inizio al mio ingresso nel mondo console, nonché il GameCube in edizione Resident Evil 4, probabilmente uno dei miei giochi preferiti di sempre.

Dicevo, Death Stranding mi ha dato da subito quella sensazione, mi ha fatto riprovare delle emozioni che non ricordavo quasi più, pertanto ho deciso che l'avrei giocato al day one su PC, una volta saputo del suo arrivo.

Esplorare e contemplare
Ho da poco superato la decina di ore in game, quindi non posso dire molto, se non che lo sto apprezzando tantissimo e che credo stia confermando in toto le mie sensazioni.
Anche su di lui preferisco dire qualcosa più avanti, a run avanzata o ancora meglio completata.

Queste sono, più o meno, le mie cronache dal lockdown, che spero ci siamo lasciati definitivamente alle spalle. Il videogioco è stato utile anche per andare avanti, cercando piccoli momenti di quasi-spensieratezza, nel vortice di ansia e isolamento che abbiamo vissuto, lontano dalla tristezza per le tantissime vittime, dalla rabbia dettata dall'ignoranza di parte di questo Paese che se ne sbatte delle regole e che nega addirittura l'esistenza di una epidemia che ha portato via tantissimi affetti e distrutto famiglie e aziende.

Perché, a volte, evadere un poco dalla realtà aiuta ad affrontarla meglio.










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